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INDIAN WELLS

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"PAUSE" Nel suo esordio Night Drops (2012) Indian Wells (moniker del producer calabrese Pietro Ianuzzi) aveva realizzato un piccolo capolavoro unendo la notturna solitudine urbana di Burial con la solare umanità elettronica di Four Tet senza suonare meramente derivativo, ma riuscendo a dare al tutto un’impronta personalissima in un prezioso gioiello di lirismo sintetico, perfetto nella sua imperfezione. Alta era quindi l’attesa per Pause, il suo secondo lavoro in studio, pubblicato ancora una volta dall’italianissima Bad Panda Records. L’opener Lipsia da subito mostra quali siano le novità che caratterizzano l’album rispetto a Night Drops: produzione più limpida e meno legata all’estetica lo-fi da bedroom-tronica, ritmi decisamente più ballabili rispetto all’esordio ma con la cassa che, seppur sempre presente, rimane ovattata e in secondo piano, quasi a voler ricordare come quella di Indian Wells rimanga sempre e comunque un elettronica distante dal dancefloor e destinata all’intimo ascolto in solitaria, veicolo di dolci e sfocate emozioni in movimento. È ancora una volta Four Tet il punto di partenza, ma stavolta siamo più dalle parti di There is Love in You che da quelle di Rounds, ed è di nuovo la struttura sapientemente costruita in crescendo la costante dei 7 bozzetti che compongono il disco. Agli echi di Kieran Hebden si affianca nuovamente anche Burial nella successiva e bellissima Alcantara e nella ballabile ambient di Changes. Giochi downtempo in Mountain, mentre si vola ad altezza Inventions nell’eterea Pause/Vignelli e guardando ai Dot Hacker in Games in the Yard, l’unico brano cantato (dalla bellissima voce di Matilde Davoli) dell’album. http://www.soundcloud.com/indian-wells https://www.facebook.com/Indianbells/timeline

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