LUKE VIBERT Insieme ad Aphex Twin, Squarepusher, Trent Reznor e pochi altri, Luke Vibert fa parte di quella schiera di “Computer's Addicted” che, verso la metà degli anni novanta rivoluzionava il modo di fare musica elettronica, rimanendo (forse) un attimo defilato, rispetto ai nomi di cui sopra, percorrendo però, con un'apertura a 360°, le vie della sperimentazione più ossessiva, passando tanto per l'ambient, quanto per la drum'n'bass. Un giovane Mozart, insomma, che sta seduto a casa rimuginando continuamente idee fantastiche. Così fu definito da BJ Cole, leggendario chitarrista e compagno di recenti avventure. E d'idee fantastiche ne ha tirate fuori Luke Francois Vibert pubblicando per oltre dieci anni su tutte le etichette discografiche più importanti della scena elettronica (Ninja Tune, Mo' Wax, Rephlex solo per citarne alcune) e sotto gli pseudonimi di Wagon Christ e Plug, prima di giungere al debutto per Warp (2003) con “Yoseph” un album massiccio, dalle sonorità acide e cerebrali che segnerà l'inizio di un nuovo viaggio sonoro. Un viaggio che riporta Vibert da un lato alle origini sia per l'utilizzo del proprio nome, sia per la riscoperta e la manipolazione di suoni provenienti soprattutto da sintetizzatori vintage analogici e dall'altro, consacrandone la maturità artistica attraverso un percorso meno sperimentale, ma molto più fruibile ed armonioso. Attraverso la collaborazione con Matthew Herbert, Tortoise ed altri illustri musicisti del panorama mondiale e dopo il successo dello stesso Yoseph, Luke Vibert torna di recente con un nuovo album per la Planet Mu. Atmosfere jazzy ed ancora vintage in “Lover's Acid” (2005). Note colorite di funky digitale, distorsioni ammorbidite e presenza di sequenze breaks meno affannate: s'attenua l'impatto in termini di stile, guadagnando nell'ascolto, che adesso si fa più avvolgente ed affabile, pur mantenendosi negli ambiti sempre sperimentali tipici della Planet Mu