Ci avevamo visto giusto con Weber. Questo nuovo attesissimo disco infatti si incarica di traghettare la minimal techno mutante di Pantha Du Prince in un formato assai più gioioso e ammiccante, senza per questo abbandonare il proprio status di griffe di prestigio nel settore della dance hall intelligente. Uno scarto che si avverte all’istante, non foss’altro che per l’etichetta che distribuisce, una Rough Trade in grado di presentare il dj tedesco al di fuori del suo normale ambiente di riferimento. Ergo strizzatine d’occhio e pacche sulle spalle a profusione in un lavoro dal taglio denso e melodioso, che mette da parte tutto il rigore teutonico che faceva il senso di un disco come This Bliss. Qui Weber arricchisce la tavolozza partendo da una serie di field recordings registrati mentre era in vancanza sulle alpi svizzere insieme ai fidati Joachim Schütz (Arnold Dreyblatt Trio) e Stephan Abry (Workshop) e infatti la quasi totalità dei brani parte proprio da questi suoni naturali remixati a rielaborati digitalmente. Da qui anche tutto il discorso teorico che Weber butta giù, a mo’ di concept album, sul “rumore nero” della natura, quell’indefinibile e impercettibile rumore che viene avvertito dagli animali prima di una tempesta.