Già dallo splendido debutto degli americani S U R V I V E si era visto come la Mannequin sapesse flirtare con sonorità non specificatamente legate al retroterra cold/synth-wave, ma legate a spazi ben più astratti e dilatati, capaci di rappresentare un epico respiro cosmico. Il progetto Phantom Love proviene da una non precisata località dell'Europa Meridionale e si mostra in un'elegiaca danza solare, tra fiumi siderali di colori magnetici, tradotti per l'orecchio umano da potenti composizioni sintetiche che sanno riprendere dalla tradizione europea del kraut-rock. Una scultura retro-futuristica che simboleggia una psicologia lisergica ancora densa di energie pulsanti, incastonate in un sistema cardiaco ipnotizzato (“Lotus”), tra costruzioni minimali meccaniche (“Odeon Columns”), o lasciate libere di espandersi fra deserti aridi e meditativi dove si immergono futuristici tribalismi (“Psychic June” - “Tropical Illness”). Ritmi motorik si traducono in un'osmosi liquida di emozioni rarefatte, mentre John Carpenter esce di nascosto dalla porta: la trama spaziale descrittaci dai Phantom Love è tenue e delicata per quanto complessa nelle sue sfumature. Riesce così a catturare il senso onirico più puro dell'estetica originaria della kosmische musik senza cadere in citazionismi sonnolenti e portandoci in posti misconosciuti alla geografia della mente.