Tra le intenzioni di Rone per il suo terzo album c’era quella di “far suonare i suoni elettronici come se fossero acustici e i suoni acustici come se fossero elettronici”. E il maghetto francese mantiene il proposito: sempre più lontano dai ritmi electro-techno dell’ottimo esordio Bora e diSpanish Breakfast (che, condividendo lo zeitgeist con Tales Of A Kleptomaniac di Laurent Garnier, ne rappresentava il versante meno dispersivo) e ancora più IDM friendly e warpiano di Tohu Bohu (2012), con Creatures Rone consegna un lavoro originale e personale, costruito su contrasti ma allo stesso tempo consistente e rotondo, nel quale i numerosi featuring, pur di provenienza disparata, si incastonano con eleganza. Dopo l’ouverture arpeggiata di (OO) (l’emoticon dell’occhialuto Rone?), in Acid Reflux il programma viene subito messo in pratica: le evoluzioni free del trombettista giapponeseToshinori Kondo, veterano dell’improvvisazione d’avanguardia, trattate e rimasticate dalle macchine, assumono connotati vangelicamente sintetici.