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INNER SPACES

#6 lunedì 24 marzo

SPECIALE INNER_SPACES
Chiesa di San Fedele, ore 20.30
Crucifixus
ARVO PÄRT, ANTONIO LOTTI, PALESTRINA, ALLEGRI

Coro da Camera di Varese, Gabriele Conti

Simone Beneventi, percussioni

Ars Discantica

#7 lunedì 7 aprile
Auditorium San Fedele, ore 20.30
TOD DOCKSTADER (1932-2015)
SEEFEEL
    
#8 lunedì 28 aprile- in collaborazione con il Goethe Institut Mailand
Auditorium San Fedele, ore 20.30
MÉLIA ROGER (1996)
SVEN HELBIG (1968)

 

#9 lunedì 12 maggio
Auditorium San Fedele, ore 20.30
SANDRO MUSSIDA (1974)
MARK FELL (1966)

 

 

 

24 marzo h 20:30 Chiesa di San Fedele
Crucifixus
Simone Beneventi (percussioni ed elettronica)
Ars Discantica
Coro da Camera di Varese (musiche di Palestrina, Arvo Pärt e Antonio Lotti)

Sacra rappresentazione con il Coro da Camera di Varese, diretto da Gabriele Conti, il percussionista Simone Beneventi e il duo Ars Discantica. Partendo dalle tre versioni del Crucifixus di Antonio Lotti (1667-1740), una a sei voci, la seconda a otto voci e l’ultima a dieci voci, si crea un percorso sulla Passione di Gesù con interventi di strumenti a percussione della tradizione ortodossa, quali il Semantron e i crotali, e risonanze rielaborate in un live electronics. Altre composizioni del repertorio corale sacro vengono integrate: il Triodion e Summa di Arvo Pärt e il Miserere di Gregorio Allegri.


7 aprile h 20:30 Auditorium San Fedele
Tod Dockstader (1932-2015)
Seefeel
A San Fedele Milano, il gruppo storico dei Seefeel, fin dalle origini nell’etichetta Warp, per presentare l’ultimo lavoro Everything Squared, uscito dopo 13 anni di silenzio discografico. 
Fin dall’inizio, il gruppo ha intrapreso la fusione di elementi della musica elettronica con il post-rock, creando un linguaggio sonoro originale. Impiegano strumenti analogici e processi digitali, con l’uso di chitarre trattate con effetti per produrre trame eteree, simili a quelle dei sintetizzatori.
Il minimalismo ritmico nella variante ripetitiva è stato largamente impiegato dai Seefeel in diversi album. Altro elemento costitutivo della loro musica è la composizione di trame stratificate, ottenute attraverso la sovrapposizione di suoni organici ed elettronici. Questa tecnica dà vita a paesaggi sonori complessi, che spaziano tra la dolcezza melodica e l'astrazione sperimentale.
Nella prima parte, verranno diffusi alcuni brani di un pioniere della musica elettronica sperimentale, Tod Dockstader (1932-2015), noto per il suo innovativo utilizzo del nastro magnetico e delle tecniche di manipolazione sonora. Attivo principalmente dagli anni ’50 agli anni ’70, Dockstader ha sviluppato un linguaggio musicale unico che si colloca al confine tra la musica concreta e l’elettronica sperimentale. 
Le sue composizioni si distinguono per l’equilibrio tra rigore tecnico e sensibilità estetica. Dockstader combinava meticolosità e invenzione giungendo a una musica raffinata e al tempo stesso accessibile. 


28 aprile h 20:30 Auditorium San Fedele
Mélia Roger
Sven Helbig

Sven Helbig è un compositore tedesco che ha operato una innovativa fusione di musica classica con elementi elettronici. Il suo lavoro esplora spesso temi complessi, incorporando un'ampia gamma di influenze, dalle tradizioni orchestrali alla sintesi sonora elettronica. Presenterà a Milano la sua opera maggiore, Eat the Sun and Drink the Rain, con coro da camera e paesaggi sonori elettronici. Un viaggio poetico alla ricerca dell'umanità. Il ciclo di dieci brani spazia dal religioso Kyrie Eleison a l'Infinito di Leopardi, fino alle moderne riflessioni sull'anima umana come una parte della natura. Ogni episodio descrive gli esseri umani che cercano uno spazio di salvezza, contemplando la natura e immergendosi in una profonda spiritualità.
Altra prima milanese, nella prima parte, il set della giovane Mélia Roger, nota per il suo lavoro nel campo delle installazioni sonore e del design per il cinema. La sua arte esplora le poetiche sonore dei paesaggi, utilizzando principalmente registrazioni sul campo e performance di ascolto attivo. La sua ricerca si concentra sulle relazioni tra esseri umani e non umani, cercando di stimolare un ascolto empatico e consapevole. L’artista è convinta dell'importanza dei progetti partecipativi, che le permettono di condividere esperienze e conoscenze attraverso il suono.


12 maggio h 20:30 Auditorium San Fedele
Sandro Mussida
Mark Fell

Mark Fell, tra i decani della musica elettronica sperimentale eruopea. Ha un approccio musicale sperimentale, in cui il suono diventa un mezzo per esplorare la percezione, il ritmo e la tecnologia. Compositore, sound artist e teorico, Fell ha fondato la sua estetica sull’uso di algoritmi e sistemi generativi che producono sequenze ritmiche in fase e frammentate, spesso in contrasto con melodie minime o sottointese. La sua posizione estetica si colloca tra il minimalismo radicale e un’esplorazione più concettuale del suono.
Inizia la serata il milanese Sandro Mussida con Huit in una versione per quartetto d’archi e live electronics pensata per l’Acusmonium Sator di San Fedele. 
La composizione prosegue l’esplorazione di Mussida tra forma e forza, visibile e invisibile, elaborando per strumenti ad arco il materiale elettronico del lavoro Genius Loci (2023), scritto per modular synths nello spazio aperto ed eseguito da Nicola Ratti.
Muovendosi al confine tra sperimentazione rigorosa, innovazione e tradizione, il lavoro di Sandro Mussida promuove una modalità di ascolto attiva, legata al rapporto tra suono, spazio e contesto; tra il campo acustico/classico, elettrico ed elettronico.

 

PROFILI ARTISTI

 

PIONIERI DELLA SPERIMENTAZIONE
    
Tod Dockstader (1932-2015) è stato un compositore e pioniere americano della musica elettronica, noto per il suo innovativo utilizzo del nastro magnetico e delle tecniche di manipolazione sonora. Attivo principalmente dagli anni ’50 agli anni ’70, Dockstader ha sviluppato un linguaggio musicale unico che si colloca al confine tra la musica concreta e l’elettronica sperimentale. Nonostante non avesse una formazione musicale accademica convenzionale, il suo approccio ingegnoso e intuitivo lo ha reso una figura di culto nella storia della musica elettronica, ispirando generazioni di artisti successivi.
Di primo piano, nella sua opera, è l’utilizzo creativo del nastro magnetico come strumento compositivo. Influenzato da figure come Pierre Schaeffer e Edgard Varèse, Dockstader lavorava manipolando frammenti di suono registrato, spesso provenienti da fonti non musicali, come rumori industriali, voci o oggetti quotidiani. Attraverso tecniche come il taglio, il rallentamento, il riverbero e il montaggio, Dockstader trasformava questi materiali in composizioni complesse e strutturate, dando vita a paesaggi sonori astratti ed evocativi, come nelle opere Lunar Park (1961) e Quatermass (1964).
Le sue composizioni si distinguono per l’equilibrio tra rigore tecnico e sensibilità estetica. Dockstader combinava meticolosità e invenzione giungendo a una musica raffinata e al tempo stesso accessibile. I suoi brani, spesso privi di un chiaro sviluppo melodico o ritmico, riescono comunque a mantenere una narrativa sonora affascinante e immersiva. Dockstader parlava spesso di "cinema per l'orecchio", un’idea che sottolinea la natura visiva e immaginativa delle sue opere, che sembrano raccontare storie attraverso suoni che evocano mondi e atmosfere.
A differenza di molti suoi contemporanei che lavoravano in studi istituzionali, Dockstader realizzava le sue opere in autonomia, utilizzando attrezzature rudimentali e sviluppando tecniche personali. Questo lo ha portato inizialmente a essere poco considerato nell’ambiente della musica d’avanguardia, ma ha anche contribuito a renderlo una figura indipendente e singolare, capace di lavorare senza i vincoli delle convenzioni accademiche.
Oggi, Tod Dockstader è riconosciuto come uno dei grandi innovatori della musica elettronica e concreta, un artista visionario che ha anticipato molte delle tecniche e degli approcci adesso ordinari nella produzione musicale. I suoi lavori, riscoperti e rivalutati negli anni successivi al suo periodo di attività, rimangono esempi di come il suono possa essere trasformato in un linguaggio espressivo che ha la sua autonomia.

Seefeel
Storica formazione britannica, attiva dal 1992 e attualmente composta da Mark Clifford e Sarah Peacock. Fin dall’inizio, il gruppo ha intrapreso la fusione di elementi della musica elettronica con il post-rock, creando un linguaggio sonoro originale. Impiegano strumenti analogici e processi digitali, con l’uso di chitarre trattate con effetti per produrre trame eteree, simili a quelle dei sintetizzatori.
Il minimalismo ritmico nella variante ripetitiva è stato largamente impiegato dai Seefeel in diversi album, a somiglianza delle strutture circolari della musica ambient e del dub. I cicli ripetitivi si evolvono lentamente, creando una sensazione magnetica. Altro elemento costitutivo della loro musica è la composizione di trame stratificate, ottenute attraverso la sovrapposizione di suoni organici ed elettronici. Questa tecnica dà vita a paesaggi sonori complessi, che spaziano tra la dolcezza melodica e l'astrazione sperimentale.
Le voci non sono mai in primo piano, ma forniscono un ulteriore strato della composizione, vengono immerse nell'effettistica, trasformandosi in un elemento strumentale che arricchisce la dimensione emotiva e onirica della loro musica.
Il gruppo Seefeel ha svolto un ruolo fondamentale nella transizione della Warp Records verso l'IDM e l'ambient elettronico, introducendo un nuovo pubblico alla possibilità di un dialogo tra sonorità elettroniche sperimentali e strutture tipicamente rock. In questo modo, è stato precursore di un movimento musicale che ha ridefinito la scena underground degli anni '90, ispirando artisti come Boards of Canada, Autechre e molti altri.
Il loro ultimo album del 2024, Everything Squared, è uscito dopo 13 anni di silenzio discografico. Ben accolto dalla critica, colpisce la maestria formale e l'equilibrio etereo delle trame sonore, un risultato di grande raffinatezza e coinvolgimento.
I Seefeel rimangono un esempio emblematico di sperimentazione musicale visionaria, capace di attraversare epoche e influenze mantenendo una solida identità.
    
Mike Paradinas (1971), fondatore dell'etichetta discografica Planet Mu, noto anche per le sue produzioni con lo pseudonimo μ-Ziq-
Tra i rappresentanti più notevoli della scena elettronica e dell’intelligent dance music (IDM), Paradinas ha sviluppato uno stile unico che unisce melodie emotive e intricate con ritmiche sperimentali e complesse. Sin dai primi anni '90, ha contribuito a ridefinire il panorama dell’elettronica, mescolando influenze che spaziano dalla musica ambient, breakbeat, acid house e drum and bass, creando un suono eclettico e altamente riconoscibile. Il suo debutto con l’album Tango N’ Vectif ha messo in evidenza un talento precoce nel manipolare complessi sonori stratificati e dinamici.
Un tratto distintivo del lavoro di Paradinas è la sua capacità di bilanciare complessità e accessibilità, caos e armonia. Le sue tracce non mancano mai di trasmettere un senso di emozione e immediatezza. Lunatic Harness presenta combinazioni di melodie luminose e ritmi caotici, che si muovono tra momenti di serenità e frammentazione sonora.
L’etichetta discografica da lui fondata, Planet Mu, è diventata una sorta di laboratorio sonoro, influenzando intere generazioni di produttori.
Ha lavorato con artisti come Aphex Twin, Squarepusher e Venetian Snares. 
Mike Paradinas è un visionario che ha ampliato il lessico sonoro nei generi da lui esplorati.

Mark Fell (1966) ha un approccio musicale sperimentale, in cui il suono diventa un mezzo per esplorare la percezione, il ritmo e la tecnologia. Compositore, sound artist e teorico, Fell ha fondato la sua estetica sull’uso di algoritmi e sistemi generativi che producono sequenze ritmiche in fase e frammentate, spesso in contrasto con melodie minime o sottointese. La sua posizione estetica si colloca tra il minimalismo radicale e un’esplorazione più concettuale del suono.
Riguardo ai parametri ritmici, piuttosto che aderire a strutture lineari o convenzionali, egli costruisce pattern complessi e irregolari che destabilizzano le aspettative dell’ascoltatore. In alcune composizioni, Fell esplora variazioni minime ma significative all'interno di sistemi sonori rigorosamente programmati. La ripetizione non è mai meccanica, ma piuttosto un processo dinamico che invita a un ascolto analitico e immersivo.
Anche la tecnologia gioca un ruolo centrale nel processo creativo di Mark Fell. Spesso lavora con software personalizzati e sintetizzatori modulari per creare paesaggi sonori che oscillano tra il digitale e l’organico. Tuttavia, la sua arte non si riduce a un virtuosismo tecnico: Fell utilizza gli strumenti tecnologici come un’estensione del suo pensiero concettuale, interrogandosi sul modo in cui percepiamo e interagiamo con i suoni. Questa dimensione teorica è evidente anche nei suoi progetti di sound art e installazioni, che combinano musica, spazio e luce per offrire esperienze sensoriali altamente coinvolgenti.
L’interesse per la musica non occidentale lo ha portato a incorporare elementi ritmici e teorici provenienti da culture diverse, arricchendo ulteriormente il suo linguaggio musicale.
Mark Fell è un artista che sfida i confini tra musica, tecnologia e teoria, invitando l’ascoltatore a riflettere sul modo in cui percepiamo il suono e il ritmo. La sua arte, pur essendo profondamente concettuale, non manca mai di suscitare emozioni e stupore.

Leafcutter John (nome d'arte di John Burton) si colloca all'incrocio tra musica elettronica sperimentale e composizione acustica. Burton ha sviluppato una carriera come musicista, sound designer e artista multimediale, esplorando tecniche sonore che fondono strumenti tradizionali e processi digitali. La sua musica si caratterizza per una grande varietà di timbri, strutture e atmosfere, spaziando dall’intimità della musica folk all'astrazione della glitch music. Quest'approccio eclettico lo ha reso uno degli artisti più innovativi e imprevedibili del panorama elettronico contemporaneo.
L’uso creativo della tecnologia lo ha portato a costruire e programmare strumenti personalizzati, spesso combinando sintetizzatori modulari e software sperimentali. Ad esempio, il suo album The Housebound Spirit utilizza suoni registrati in casa, manipolati per creare un mondo sonoro intimo e complesso. La sua capacità di trasformare i rumori quotidiani in paesaggi sonori con componente emotiva è una delle sue firme artistiche più riconoscibili. Tuttavia, l’artista integra frequentemente chitarre, voce e altri strumenti tradizionali, dimostrando una rara abilità nel fondere elementi acustici e digitali.
Porta un grande interesse verso la performance dal vivo, utilizzando controller tattili e strumenti costruiti a mano, crea set dinamici e coinvolgenti, che mescolano improvvisazione e composizione. Un esempio emblematico è il suo lavoro con la luce, dove utilizza dispositivi luminosi per manipolare il suono in tempo reale, rendendo le sue performance un’esperienza multisensoriale unica, in cui l’innovazione tecnologica diventa parte integrante della narrazione musicale.
La sua capacità di combinare tradizione e innovazione, acustico e digitale, intimo e astratto, lo rende un artista poliedrico. Le sue opere non solo offrono un'esperienza sonora profondamente originale, ma invitano anche a riflettere sul potenziale creativo della tecnologia. Una musica che sfida i confini dell’immaginazione

Sunroof è un duo britannico composto da Daniel Miller, fondatore della Mute Records (1951), e Gareth Jones (1954), noto produttore e ingegnere del suono che ha lavorato con band come Depeche Mode, Wire e Erasure. La loro collaborazione, iniziata negli anni '80 durante le sessioni di registrazione dei Depeche Mode, è maturata attraverso esperimenti sonori e remix per artisti come Can e Goldfrapp. 
Nel 2021 hanno pubblicato Electronic Music Improvisations Volume 1, che ha dato il via a una serie di dischi di musica elettronica sperimentale e improvvisata, basata su improvvisazioni con sintetizzatori modulari, registrate senza sovraincisioni complesse. Questo approccio vuole catturare l’essenza del momento creativo, con tracce che riflettono un equilibrio tra tradizione elettronica e modernità. Le loro opere combinano droni, sequenze ritmiche e modulazioni timbriche che spaziano tra minimalismo analogico e sperimentazione digitale.
L’intento creativo di queste produzioni è stato così concepito: ogni sessione deve compiersi entro tempi prestabiliti e racchiudersi in composizioni concise e potenti. I loro album esplorano paesaggi sonori che evocano influenze di alcuni pionieri dell'elettronica come Delia Derbyshire e Morton Subotnick, unendo passato e presente della musica sintetica.
Sunroof rappresenta un raro esempio di dedizione alla libertà creativa, producendo musica che sfida le convenzioni di genere e celebra la bellezza dell'improvvisazione. I loro lavori offrono un'esperienza sonora che coniuga esplorazione timbrica, artigianalità musicale e un profondo ancoraggio nella storia dell'elettronica.

SPERIMENTAZIONE E ANCORAGGI NELLA TRADIZIONE
Adam Wiltzie (1969) è noto per il suo lavoro nel campo della musica ambient, drone e neoclassica. Co-fondatore di progetti iconici come Stars of the Lid e A Winged Victory for the Sullen. La sua arte musicale si distingue per l’uso creativo degli strumenti orchestrali, il minimalismo estremo, con lunghe note sostenute e drone che creano un'atmosfera eterea, e un'attenzione particolare all'atmosfera sonora, all'emotività e alla sperimentazione timbrica. Le sue composizioni sono progettate per evocare emozioni profonde e meditative, spesso riflettendo temi di malinconia, nostalgia e bellezza trascendentale. La musica di Wiltzie non è mai invasiva, ma piuttosto invita l'ascoltatore a perdersi nel suono, favorendo una connessione intima e personale con il brano. Adam Wiltzie è molto richiesto nel mondo del cinema per il suo stile evocativo e cinematico. Le sue colonne sonore dimostrano come il suo approccio musicale possa amplificare le narrazioni visive, rendendo la musica un'estensione delle emozioni trasmesse sullo schermo.

Sven Helbig (1968), compositore tedesco che ha operato una innovativa fusione di musica classica con elementi elettronici. Il suo lavoro esplora spesso temi complessi incorporando un'ampia gamma di influenze, dalle tradizioni orchestrali alla sintesi sonora elettronica.
La sua musica spesso presenta opere orchestrali e corali, ma abbraccia anche le possibilità sperimentali dell'elettronica dal vivo, delle percussioni e della manipolazione del suono. Questa versatilità lo ha portato a collaborare con una vasta gamma di artisti, tra cui rinomati ensemble classici, nonché artisti pop.
Tra le opere maggiori figura Eat the Sun and Drink the Rain, presentata nel concerto del 28 aprile nell’Auditorium San Fedele. Essa combina musica corale con paesaggi sonori elettronici. Il divario tra musica classica ed elettronica viene attenuato con delicati arrangiamenti corali che si armonizzano con le pulsazioni sonore del sintetizzatore. 
Lo stesso compositore descrive l'opera come: "Un viaggio poetico alla ricerca dell'umanità". Il ciclo di dieci brani spazia dal religioso Kyrie Eleison a l'Infinito di Leopardi, fino alle moderne riflessioni sull'anima umana come una parte della natura. Ogni episodio descrive gli esseri umani che cercano uno spazio di salvezza, contemplando la natura e immergendosi in una profonda spiritualità.
Per i concerti dal vivo, la parte musicale è corredata dalle immagini dell'artista video islandese Máni M. Sigfússon.

GENERAZIONI INTERMEDIE
Lee Gamble è un artista britannico noto per il suo approccio musicale caratterizzato dalla fusione di tecniche compositive innovative e una profonda attenzione per il suono come esperienza fisica e concettuale. Nato nel mondo del sound design e influenzato da generi come jungle, dubstep e techno, la sua arte esplora i confini tra astrazione e ritmo, con un particolare interesse per l’intersezione tra musica e psicoacustica. I suoi lavori non solo decostruiscono i paradigmi tradizionali della musica elettronica, ma pongono anche domande sulla percezione e sull'interazione tra uomo e tecnologia.
Un aspetto distintivo della musica di Lee Gamble è il suo utilizzo creativo del sampling. Spesso attinge a registrazioni ambientali, vecchie tracce jungle o glitch digitali per costruire un universo sonoro da una parte familiare, dall’altra straniante. Questa manipolazione dei suoni crea strutture stratificate, dove il passato musicale viene frammentato e riutilizzato in modo inedito, come nell’album Diversions 1994-1996, in cui frammenti di vecchie cassette rave vengono trasformati in paesaggi sonori contemplativi e astratti.
L’artista esplora anche il concetto di spazio e ambiente, attraverso un’estetica cinematica, le sue composizioni, infatti, evocano immagini mentali e stati d'animo attraverso un uso appropriato della spazialità del suono. I suoi brani spesso si sviluppano lentamente, come se invitassero l’ascoltatore a navigare attraverso ambienti sonori complessi. In questo senso, la sua arte si avvicina all’installazione sonora, rendendo ogni ascolto un’esperienza immersiva e multisensoriale.
La sua musica è spesso ispirata da idee filosofiche e tecnologiche. Nei suoi lavori più recenti, Gamble ha indagato il rapporto tra intelligenza artificiale, simulazione e società contemporanea. Ad esempio, il ciclo di album Flush Real Pharynx (diviso in tre parti: In a Paraventral Scale, Exhaust e A Million Pieces of You) esplora temi come la virtualità e la frammentazione dell’identità nell’era digitale, rappresentando un viaggio tra reale e virtuale.
I suoi lavori uniscono complessità tecnica e poetica, avanguardia e accessibilità, diventando così una figura di riferimento di una musica che vada oltre l’intrattenimento, verso un’esperienza più intellettuale e coinvolgente.

Chloé Thévenin (1976), compositrice, DJ e produttrice francese. Il suo stile si distingue per una rara combinazione di minimalismo, complessità emotiva e sperimentazione sonora. Chloé si muove con naturalezza tra la club culture e il mondo dell’arte, creando un linguaggio musicale unico che intreccia ritmi intensi e sonorità astratte.
Il suo approccio narrativo e di carattere cinematico, le sue opere sono veri e propri viaggi sonori che evocano immagini e stati d’animo. Brani come quelli presenti negli album The Waiting Room (2007) e Endless Revisions (2017) mescolano armonie ricche e paesaggi elettronici intricati con un tocco di malinconia e tensione. Questa modalità rende le sue produzioni più simili a colonne sonore per mondi immaginari che semplici tracce techno o house.
La musica di Chloé oscilla tra la fisicità del ritmo e l’introspezione. Questo equilibrio si riflette anche nelle sue produzioni in studio, dove ritmi incisivi e bassi pulsanti convivono con strutture più fluide e astratte.
Oltre alla produzione musicale tradizionale, Chloé si è dedicata a numerosi progetti multidisciplinari, collaborando con registi, coreografi e artisti visivi. Ad esempio, il progetto Endless Revisions Live unisce la sua musica con performance visive immersive, mentre collaborazioni come quelle con la coreografa Gisèle Vienne esplorano il confine tra suono e movimento. Questi lavori evidenziano la sua inclinazione verso una concezione espansa della musica elettronica, che si estende oltre il puro ascolto per abbracciare altre forme di espressione artistica.
Infine, Chloé è fondatrice dell’etichetta Lumière Noire, che promuove musica elettronica eclettica, che va dalla techno minimalista a influenze psichedeliche. L'etichetta si distingue per una forte identità visiva, con collaborazioni artistiche che includono illustratori e fotografi.

Demdike Stare è un duo britannico composto da Sean Canty e Miles Whittaker, attivo dal 2009, noto per la predilezione di sonorità atmosferiche che evocano un senso di mistero e di immersione in paesaggi sonori densi e stratificati. Provenienti dalla scena di Manchester, i due artisti combinano influenze che spaziano dal dub, techno e ambient fino al folk e al collage sonoro. 
Ogni loro album è come una colonna sonora immaginaria, piena di tensione e drammaticità. Opere come Tryptych (2011) e Wonderland (2016) alternano momenti di profonda quiete a esplosioni di suoni aggressivi e industriali, immergendo l’ascoltatore in un mondo sonoro che appare quasi tangibile. Questa qualità narrativa è arricchita dall'uso di registrazioni d’archivio, campionamenti e tecniche di manipolazione sonora, che donano alle loro composizioni un’aura arcaica e misteriosa.
Il duo esplora i confini tra generi musicali. La techno viene smembrata e ridotta ai suoi elementi essenziali, mentre le influenze del dub si manifestano in bassi profondi e ritmi destrutturati. In parallelo, il loro uso di strutture sonore abrasive e suoni processati si avvicina al noise e alla musica concreta, dimostrando un impegno costante nella ricerca di nuovi linguaggi musicali.
Il duo è fortemente influenzato dall'estetica visiva e dalla cultura del cinema. I loro lavori sono spesso accompagnati da artwork e visual che riflettono l'immaginario surreale delle loro composizioni.

Sandro Mussida (1974) è un compositore e produttore italiano interessato all’esplorazione del rapporto tra spazio, suono e tempo, utilizzando strumenti acustici, elettronica e tecniche di registrazione sperimentali per creare opere immersive e concettualmente complesse. Anche la connessione tra tradizione musicale e modernità è centrale nella sua ricerca, rendendo il suo lavoro una continua riflessione sull’essenza stessa della musica.
Uno degli aspetti principali del lavoro di Mussida è il suo utilizzo del suono come elemento scultoreo. Le sue composizioni spesso giocano con la percezione dell’ascoltatore, sfruttando le caratteristiche acustiche degli spazi in cui vengono eseguite. Nel progetto Eeeehhh (2019), Mussida combina l’uso di microfoni direzionali e strumenti acustici per esplorare la relazione tra il suono e l’architettura. La sensibilità per lo spazio lo avvicina alle pratiche della sound art, creando un’esperienza d’ascolto che va oltre la semplice dimensione musicale.
Nell’integrare strumenti tradizionali con tecnologie moderne, Mussida non perde di vista la dimensione umana dell'esecuzione. Le sue composizioni per ensemble mettono in dialogo l’espressività degli strumenti acustici con suoni elettronici elaborati, creando contrasti e armonie di grande intensità emotiva. La sua attenzione per il dettaglio e il timbro sonoro emerge chiaramente nei suoi lavori per quartetto d’archi e negli esperimenti con sintetizzatori modulari. 
Vanno menzionate le sue collaborazioni interdisciplinari con artisti visivi, registi e coreografi.

Mathew Jonson (1978) è un produttore, DJ e musicista canadese che è riuscito a fondere in modo magistrale l'elettronica analogica con un'estetica melodica e ritmica coinvolgente, integrando anche elementi di improvvisazione jazzistica. Provenendo da una formazione musicale tradizionale, Jonson ha un’attitudine naturale per la melodia e l'armonia, che integra nei suoi set, maneggiando gli strumenti elettronici in tempo reale e offrendo al pubblico un’esperienza unica.
Attivo sin dai primi anni 2000, è diventato una figura centrale nella scena techno e house grazie al suo stile che combina complessità compositiva e immediatezza emotiva, improvvisazione dal vivo e una produzione estremamente curata.
L’artista utilizza una strumentazione analogica: sintetizzatori vintage, drum machine e sequencer, per creare suoni caldi, avvolgenti e dinamici, dando vita a paesaggi sonori unici. Album come Agents of Time e tracce iconiche come Marionette riflettono questa estetica, con linee di basso pulsanti, arpeggi ricchi e groove complessi che catturano immediatamente l’ascoltatore. La sua padronanza dell’hardware gli permette di creare pattern musicali evitando la staticità di alcune produzioni digitali.
Oltre alla sua carriera da solista, Jonson è anche parte di progetti collaborativi di grande rilevanza, come Cobblestone Jazz e Modern Deep Left Quartet, che esplorano il confine tra elettronica, jazz e improvvisazione. 

ULTIME GENERAZIONI
Upsammy, nome d’arte dell’olandese Thessa Torsing, produttrice e DJ emergente under 30. La sua musica si rifà all’IDM, alla techno sperimentale, all’ambient e ai suoni ispirati alla natura.
Nei suoi live colpiscono le delicate melodie cristalline combinate a ritmi complessi, spesso arricchiti da registrazioni ambientali e texture organiche. La connessione tra elementi sintetici e naturali si riflette nei suoi DJ set e nei suoi album.
Nei suoi set, l’artista offre agli ascoltatori un itinerario esperienziale fondendo techno psichedelica, drum & bass sperimentale e sonorità oniriche.
Oltre alla produzione musicale, Thessa Torsing esplora intersezioni tra suono, fotografia e video, grazie al suo background accademico in Tecnologia dell’Immagine e dei Media presso l'Università delle Arti di Utrecht. Questo approccio multidisciplinare influenza le sue composizioni progettate per creare una senzazione di spazio e movimento.

Margaux Gazur, giovane compositrice franco-vietnamita con base a Berlino. La sua arte si ispira a influenze che spaziano dalla musique concrète al jazz sperimentale, alla musica elettroacustica e al world music, associando strumenti acustici, sintetizzatori, registrazioni ambientali e oggetti quotidiani per creare atmosfere intime nei suoi set dal vivo.
Si è segnalata come produttrice grazie a lavori come Water on Mars, del 2019, con l’usocreativo di registrazioni sul campo e percussioni organiche, dando vita a un suono caldo e ricco di dettagli sonori.
Di grande efficacia è l'integrazione di diverse influenze culturali, portata avanti durante i cinque anni trascorsi in Vietnam. La sua musica riprende spesso le registrazioni sul campo realizzate o raccolte in contesti tradizionali, come cerimonie o pratiche di arti marziali, e si caratterizza per un forte legame tra suono, spazio e movimento.
Oltre alla sua carriera come DJ e produttrice, Margaux è attivamente coinvolta in collaborazioni interdisciplinari e progetti che uniscono musica, arti visive e performance dal vivo.

Mélia Roger (1996) è nota per il suo lavoro nel campo delle installazioni sonore e del design per il cinema. La sua arte esplora le poetiche sonore dei paesaggi, utilizzando principalmente registrazioni sul campo e performance di ascolto attivo. La sua ricerca si concentra sulle relazioni tra esseri umani e non umani, cercando di stimolare un ascolto empatico e consapevole. L’artista è convinta dell'importanza dei progetti partecipativi, che le permettono di condividere esperienze e conoscenze attraverso il suono.
Il suo lavoro "Birds and Wires", per cui ha ricevuto il Premio Pierre Schaeffer al Phonurgia Nova Festival nel 2021. Il progetto riflette il suo interesse per le interazioni ecologiche, per il modo in cui le registrazioni dei suoni naturali possano raccontare storie e sollevare consapevolezza su problematiche ambientali.
Mélia Roger ha una formazione muscale classica e una laurea in ingegneria del suono, conseguita all'ENS Louis-Lumière di Parigi. Successivamente, ha approfondito le sue ricerche in studi transdisciplinari presso l'Università delle Arti di Zurigo (ZHdK), dove ha esplorato il concetto di "sonic landscapes" e il legame tra suono e percezione dell'ambiente
Per questo motivo, Mélia Roger utilizza la tecnologia e le sue competenze nel suono non solo come strumenti artistici, ma anche come mezzi per costruire una nuova relazione con la natura. Le sue registrazioni non sono solo rappresentazioni acustiche, ma tentativi di entrare in dialogo con la realtà che la circonda, cercando di colmare il divario tra le dimensioni naturali e quelle umane

 

Altre informazioni

Dal 13/01/25 al 12/05/25

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