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COMUNICATO STAMPA: 18 .02.2016
MONSANO (AN) – SABATO 2 APRILE 2016 – ORE 10-12
V E N T I N O V E S I M O I N C O N T R O R E G I O N A L E DELLO
S C A C C I A M A R Z O
CANTO RITUALE DI QUESTUA INFANTILE
RITORNA A MONSANO SABATO 2 APRILE
IL RITO FESTOSO DELLO “SCACCIAMARZO”
A cura del Centro Tradizioni Popolari, il Comune di Monsano, in collaborazione con La Macina, la locale Sezione dell’Avis, il Gruppo Protezione Civile e con il patrocinio della Regione Marche e della Provincia di Ancona, organizza, la ventinovesima edizione dello “Scacciamarzo, Sabato 2 Aprile, invitando tutti i bambini a riportare, casa per casa, alla maniera di una volta, questo nostro arcaico, festoso e rumoroso rito infantile di questua.
Lo Scacciamarzo, è un antichissimo canto rituale di questua infantile, di cui nell’anconetano se ne è persa letteralmente la traccia e la memoria.
Nel 1979 a Corridonia, nel maceratese, dove è stato raccolto, il rito del “caccià marzu” (stando al racconto dell’anziano informatore, Nazzareno Pesallaccia, detto Mengrè, contadino), veniva effettuato, sino ai primi anni del secolo scorso, da gruppi di bambini, l’ultimo giorno di marzo, con accompagnamento assordante di barattoli, campanacci e della sgràciola (rudimentale raganella dal suono simile appunto allo strumento usato nella liturgia quaresimale in sostituzione delle campane “legate”) costruita con delle semplici canne.
Cortei di bambini, percorrevano le vie del paese e bussando di casa in casa portavano ad ognuno il canto augurale dello Scacciamarzo, per ricevere in cambio doni, ma soprattutto “l’ovo pe’ la ciambella” (tipico dolce marchigiano a base di uova, farina e zucchero).
Se però il dono non veniva o tardava a venire, i bambini intonavano verso i padroni di casa (la vergara ed il vergaro) una sequela di maledizioni (in perfetta sintonia, del resto, con gli immancabili saltarelli finali e rafforzativi di richiesta doni dei canti rituali di questua dei grandi. Un esempio per tutti: e dopo aver cantado / non ci avede dado niente / guarda che bbella gente / che Cristo fa campà’).
Il testo di questo raro e prezioso documento, ci è stato tramandato in una versione assai complicata e contaminata con la più nota e diffusa Pasquella dell’Epifania dei grandi.
Il canto ha un’origine magico-pagana ed una inequivocabile funzione esorcizzante: quella di scacciare il “male” (l’inverno) e salutare e propiziare il “bene” (la nuova stagione, il sole, la primavera risorgente).
Come è ormai tradizione, ogni anno, sono invitati tutti i bambini della Scuola Primaria di Monsano. Praticamente più di cento bambini in festa per lo ”Scacciamarzo” 2016 (questo nostro arcaico, gioioso e rumoroso rito infantile di questua) arrivato quest’anno al notevole traguardo dei ventiquattro anni.
Nella mattinata di sabato 2 aprile, il centro storico di Monsano sarà “travolto” da gruppi di bambini festosi, che chiederanno, in cambio dell’esecuzione dello “Scacciamarzo” piccole offerte di denaro, di dolciumi e soprattutto di uova, con le quali verranno fatte delle enormi frittate, che poi saranno offerte a tutti i bambini e i presenti, in una merenda comunitaria.
La foto del manifesto ufficiale dello “Scacciamarzo” 2016 è opera di Paola Ricci..
PROGRAMMA “SCACCIAMARZO”
(Monsano,Sabato 2 Aprile 2016)
Ore 10,00 - Riunione di tutti i bambini in Piazza Mazzini
Ore 10,30 - Il canto rituale di questua dello Scacciamarzo,
viene portato, casa per casa, da cortei di bambini
Ore 11,00 - Nella Piazzetta Matteotti, a conclusione dello
Scacciamarzo, con le uova raccolte nella questua,
verrà offerta dall’ Avis di Monsano, una merenda,
a base di frittata, a tutti i bambini presenti e ai loro
accompagnatori.
Per informazione: LA MACINA Telef. e Fax.:0731-4263
HYPERLINK "mailto:lamacina@libero.it" lamacina@libero.it / HYPERLINK "http://www.macina.net" www.macina.net
SCACCIAMARZO
Forra1 marzo dentro aprì’
fora ll’oi2 de’li contadì’
s’è ‘llamado 3 lu camì’
me sse rrotta la pignola4
fori vergara5 dacce ll’ova
si cce dai qualche cosetta
tutto lo lì6 te se rifresca
ssi ccolesetta7 non ce voli dà’
tutto lo lì te se pozza seccà’
fade presto e non tardate
che dal ciel’ cadè lla brina
fa venì’ lla tremarella
dacce l’oi pe’ la ciambella
scappa fori ‘na vecchierella
con tre oi su llà pannella8
scappa fori ‘u vecchierello
con tre oi su lu cappellu
scappa fori la vergara
con tre oi su llà spara9
scappa fori lu vergà10
con tre oi su lle mà’
fade presto e non tardate
che dal ciel’ cadè lla brina
fa venì’ lla tremarella
dacce l’oi pe’ la ciambella
e se nun ce dade niente
che vve pija ‘n’accidente
tanti chioi11 su ppe’ la porta
tanti cegoli12 lla la groppa13
tante bollette14 sotto le scarpe
tanti cegoli llà le chiappe
tanti chioi su ppè llu muru
tanti cegoli lla llu culu.
1. fuori
uova
franato
piccola giara di terracotta
padrona di casa
le gemme di lino
qualche piccola cosa
grembiule
salvietta da cucina
capo di casa
chiodi
foruncoli
dorso
altra variante del verso: tanti diaoli te sse porta
chiodini
da: Gastone PIETRUCCI, Cultura Popolare Marchigiana, Jesi, 1985, p. 308, n. 373
LA MACINA, C’era una volta Caterina nerina baffina de’la pimpirimpina…, Madau Dischi MD019, 1986, lato B, n. 5