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MARIO MARIANI - MusicClub numero 239
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MARIO MARIANI

MARIO MARIANI Elementalea Elementalea è l’ultima creazione del pianista e compositore Mario Mariani, si tratta di “un concerto per pianoforte ed orchestra naturale”, registrato in presa diretta nella sua piccola casa di legno nel bosco ai confini tra Marche e Umbria, ispirato e dedicato alle “creature spirituali della natura” che Paracelso definiva “Elementali”. Lungo l’arco di una giornata Mariani ha cercato di canalizzare il flusso costante, che ognuno possiede, in una “composizione in tempo reale” non controllata e non decisa (da qui il riferimento all’Alea), in perfetta armonia si fondono le note del pianoforte con i suoni del bosco, possiamo trovare il sorprendente duetto con un uccellino o il fruscio del vento, il rumore dell’acqua e il canto dei grilli, la Natura quindi come ispiratrice e al tempo stesso “musicista” ma, soprattutto, quello che è importante comunicare, attraverso le sue composizioni, come dice lo stesso Maestro, è il discorso di un\'arte \"transpersonale\" che fluisce nelle sfere più sottili del proprio essere, cercando per quanto possibile di limitare l\'ego del cosiddetto \"artista\", che sia quindi un\'arte che faccia \"stare bene\" nel senso di \"ben-essere\", questo disco, infatti, può anche essere considerato un supporto per la meditazione da ascoltare con attenzione e magari in cuffia per coglierne ogni particolare e per lasciarsi portare via dai suoni opprimenti e claustrofobici del vivere di ogni giorno. Per maggiori dettagli vi rimandiamo al sito ufficiale di Mario: www.mariomariani.com/ • Uno dei tuoi video si apre con questa citazione di Marcel Duchamp “Consideriamo due fattori importanti, i due poli della creazione dell’arte: l’artista e d’altro canto lo spectator che successivamente si trasforma in posterità. Oltre tutte le apparenze, l’artista si comporta come essere medianico che, dal labirinto oltre tempo e spazio, ricerca la sua luce oltre l’oscurità.” Questo è appunto il tuo modo di comporre quindi come un medium capti le vibrazioni dell’ambiente che ti circonda e attraverso di te diventano creazioni musicali in una sorta di composizione immediata, quindi l’atto creativo non è più effettuato solo dall’artista ma anche da ciò che ti circonda in una sinergia tra ambiente, pubblico e artista. Mi incuriosisce sapere come sei arrivato a tutto questo. Non è un classico modo di comporre, molti si rinchiudono in una sala di incisione e cercano di creare partendo dal di dentro tu fai esattamente l’opposto. Il mio approccio alla musica e in particolare al pianoforte, che suono dall’età di 7 anni, è stato da subito improvvisativo. Contemporaneame nte agli studi “accademici” ho sempre frequentato l’improvvisazione, nella maniera più libera possibile, che mi permetteva – e mi permette – di dirigermi nel luogo dove hanno origine le “sorgenti della vita musicale”, o se vogliamo, anche se è un termine parecchio abusato, l’ispirazione. Già da studente di Conservatorio avevo capito che non era l’esecutore ciò che avrei voluto fare nella vita. Al primo saggio a memoria che feci, ebbi un vuoto di memoria e improvvisai, e in quel momento capii che la cosa non era affatto malvagia, anzi... • Il tuo modo di suonare il pianoforte rompendo gli schemi tradizionali, “maltrattando” anche le corde dei tasti con oggetti di varia natura da dove trova ispirazione, come nasce? L’inventore di questa prassi è John Cage, il grande compositore/filosofo americano che, facendo di necessità virtù: dovendo realizzare una musica per balletto aveva a disposizione solo un pianoforte in pessime condizioni e si inventò il “pianoforte preparato”, ponendo oggetti sul corpo sonoro del pianoforte e scegliendo con cura e precisione dove posizionarli. Io preferisco averli pronti e decidere di volta in volta cosa e come utilizzarli. Ecco perché mi piace definire la mia modalità “pianoforte impreparato”, che comunque contiene in se l’idea di “improvvisazione”. • Hai vissuto un mese in una grotta con un pianoforte dormendo in tenda, offrendo quotidianamente concerti gratuiti, poi per ben due anni hai realizzato un festival ad impatto zero sul Monte Nerone dove hai una casina di legno nel bosco, rappresentazioni che hanno goduto di un ottimo successo da parte del pubblico sempre presente alle tue performance. Come sono nati questi progetti …e come hai pensato di poter realizzare addirittura degli eventi cosi importanti? voglio dire per la maggior parte delle persone sarebbe a dir poco difficoltoso semplicemente viverci normalmente. Tu addirittura hai rotto anche qui ogni limite, hai superato ogni ostacolo e ci hai portato pianoforte strumentazioni, hai registrato dei dischi…… Come ripeto spesso: i limiti sono nelle nostre menti. All’età di 39 anni mi sono trovato, io che fino ad allora al massimo avevo dormito per tre giorni in un campeggio organizzato, a ideare questa singolare “residenza artistica” che per me ha significato così tanto e così tante cose, prima fra tutte la realizzazione di un sogno da condividere con la collettività, unendo arte, amore e volontà...Questo mi ha indicato la via verso la realizzazione di eventi artistici, svincolati da quelli che chiamo “intermediari ostacolanti”, arrivando direttamente dal “produttore” al “fruitore”. E faccio spesso il paragone con il cibo biologico...quello vero. Parliamo di Elementalea il tuo secondo e al momento ultimo lavoro un disco di piano solo realizzato in un solo giorno , anche questo un progetto ad impatto zero dal quale emerge l’importanza del discorso Natura e il desiderio di fare un’arte che faccia “ stare bene “ addirittura come aiuto alla meditazione. Intendo Elementalea (Alabianca/Zingaroton, 2012) come un supporto per la meditazione. Mi piace pensare che il mio contributo a quest’opera sia stato di un terzo. L’altro terzo è fornito dall’ambiente, con la sua “orchestra naturale” e l’ultimo terzo dall’ascoltatore, che investe con il proprio significato ciò che in quel momento sta ascoltando. Questa consapevolezza permette, secondo me, di entrare in contatto con dimensioni più “estese” del proprio essere. • E dopo tutto questo cosa verrà ? Ripeterai l’esperienza del Teatro Libero sul Monte Nerone o hai in mente qualcos’altro? Oltre all’auspicabile ripresa del Teatro Libero del Monte Nerone ho altri progetti in mente di cui ovviamente non parlo finché non saranno già in opera. Uno di questi è un progetto itinerante che è in cantiere da circa 5 anni. Vedremo... • Una delle tue primissime esperienze giovanili furono i Capillary, un gruppo di musica all’apparenza “demenziale”, mi interessa sapere il percorso che hai fatto, come sei arrivato a quello che sei adesso …..mi interessa sapere anche se oltre alla natura ci sia una musica che ti possa ispirare, in generale ad esempio che cosa ascolti? c’è qualche artista che ti ha influenzato? I Capillary sono stati la prima grande rivelazione di ciò che si poteva fare con la musica... Un gruppo dalla formazione inusuale (due tastiere, sax e batteria) fondato con Paolo Marzocchi, Ivan Gambini e Brol Neri che univa una sorta di horror ironico teatrale con una grandissima ricerca musicale, tecnica e testuale che, senza falsa modestia, per dei sedicenni era cosa più unica che rara!(e aggiungerei anche insuperato...) Per questa ragione il termine “musica demenziale” ci è sempre sembrato molto poco rappresentativo di quello che facevamo. Invito chi può a procurarsi il nostro vinile! (Capillary PTS, 1989) oppure il cd ristampato nel 1996 da Crotalo / LM Records... Sciolta la band nel 1992 ho fondato il Broz Ensemble, un gruppo di 9 elementi che è stata un po’ la mia palestra di composizione per gruppo. Con questa formazione ho inciso un cd prodotto ancora una volta da Crotalo/LM , collaborando poi con il compositore Azio Corghi nella sua teen-opera Isabella, per cui ho arrangiato le sezioni rock con Elio (delle Storie Tese) come vocalist. Successivamente ho costituito un gruppo di improvvisazione totale, la Fondazione Urka e tante altre esperienze musicali e metamusicali, come la mia collaborazione, tuttora in atto con Giuliano Del Sorbo, pittore “estremo” e Massimo Ottoni, noto sand-artist. Se dovessi stilare una lista dei miei ispiratori non basterebbe un numero intero di Music Club, probabilmente. Sono tanti e non solo musicisti ma registi, e artisti di ogni sorta, oltre a tante persone non conosciute ai più... La musica che ho voglia di ascoltare già da diverso tempo è quella che definisco “non egocentrica”, in cui l’ego dell’artista si ritrae e lascia spazio alle suggestioni che la musica stessa instaura con l’ascoltatore (come già detto a riguardo di Elementalea). Per fare esempi e nomi: la musica delle tradizioni popolari, soprattutto indiana, la musica medioevale e rinascimentale, ma anche la musica “astratta” e aleatoria del XX° Secolo (Giacinto Scelsi, Messiaen, Ligeti, John Zorn) di Annarita Mancini
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