SIRANDA - La Scatola del Male - Autoproduzione
«Lunga vita alla scatola, lunga vita alla celebrità» cosi recita iro- nicamente La Scatola, terza trac- cia del full-lenght La Scatola Del Male dei siracusani Siranda. Dopo quasi quattro anni di lavoro, varie sessioni di registrazione in studio e due Ep (La Scatola, Dorma Il Male), la band pubblica il suo primo album di inediti, auto-pro- ducendosi. La scatola cui si fa riferimento è naturalmente la regina incontrastata dei salotti (e non solo) italiani, sua maestà la Televisione. I Siranda si fanno portatori di un messaggio anti- conformista, spesso velato tra le righe dei loro testi. Come dei moderni Don Chisciotte tentano di contrastare a suon di rock il proliferare del condizionamento mentale dovuto al consumo erro- neo e smodato di qualsiasi media, che crea dei falsi modelli e rende i rapporti interpersonali, e la vita stessa, pura finzione. La Scatola del Male è un album poco incline alla catalogazione, ispirato princi- palmente da quel rock che negli anni novanta era prerogativa di gruppi come Litfiba e Timoria, ma anche da suoni anni settanta in cui riecheggiano Pfm e Area. Il disco è composto di nove brani che sforano i cinque minuti di durata, caratterizzati da arrangia- menti piuttosto progressive, un songwriting cantautorale e un’im- pronta alternative rock. I Siranda non vogliono essere un sottofon- do ma farsi ascoltare con forza, trasmettono il loro messaggio di dissenso e mantengono alta l’at- tenzione grazie alle chitarre impetuose, ai giochi ritmici e la voce coinvolgente di William Voi, che spesso ricorda quella di Piero Pelù. Uno stato di psichedelica calma apparente apre la poetica Il Tuo Veleno ma subito la defi- brillazione di un basso imponente ci riporta alla realtà. Hard rock aggressivo, cambi di tempo e riferimenti punk accompagnano la riflessione di Apparentemente sul senso delle cose, sull’emargi- nazione e l’importanza dell’appa- renza. È feroce il sarcasmo di La Scatola, che richiama alla mente sia negli arrangiamenti sia nel cantato i Litfiba di Terremoto; il brano si divide a metà, e nella sua seconda parte dà vita a sono- rità variopinte, che si mimetizza- no tra prog, funk (con tanto di slap al basso), disco e bossa nova, per poi sfociare in assoli elettrici vecchia scuola. Di(aman- ti) è un’elegante ballata bukleya- na, in cui le chitarre si alleggeri- scono per dar spazio alla voce. Solare rock americano in Calle California, che ricorda i colleghi Negrita. Metal e new wave si con- densano in Ombre, più complessa l’Orchestra Delle Idee esaspera la sperimentazione, superando i sei minuti di durata. La strumentale Silenzio Blu inizia punk per poi evolversi senza sosta in un pro- gressive con tanto d’organo. Da qualsiasi parte della penisola arrivino, sono gruppi come i Siranda a far sì che ci sia sempre di che sperare per l’alternative italiano, testimoni del fatto che c’è ancora chi fatica per produrre dell’ottimo rock genuino. Adesso non resta che gettare via “la Scatola” e andare ad ascoltarli dal vivo. https://play.spotify.com/album /59DkXicrknEzS9qa0G4jFe?play =true&utm_source=open.spo- tify.com&utm_medium=open www.facebook.com/SirandaRock
Andrea Sallustio
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