ALESSANDRO SANTACATERINA
Per fortuna oggi il mondo è nuovamente popolato da visionari come Alessandro Santacaterina, capace di digerire secoli di storia della musica classica, bere dalla letteratura di Bruno Maderna, strizzare l'occhio a John Cage, farlo dialogare con un madrigale, con una danza popolare , con la tradizione sedimentata, con melodie suonate con l'archetto e con eliche prese in prestito da un computer. Il tutto con uno strumento che, ancora oggi, qualcuno vorrebbe liquidare come bucolico, utilizzando questo termine in modo dispregiativo e ignorando la complessità e bellezza della musica tradizionale.
Quando ho sentito suonare Alessandro Santacaterina mi ha colpito il suo linguaggio colto, popolare, complesso, raffinato, contemporaneo e, allo stesso tempo, la sua freschezza, immediatezza ed energia vitale. Esistono tante personalità in Alessandro Santacaterina e questo album le racchiude in modo esemplare. Esprime il suo mondo visionario e lo fa con ricchezza di espressione, coerenza e maturità artistica, sfoderando un vocabolario e una sintesi di linguaggio profondamente originale. Immaginatelo tra le carcasse delle auto, con i suoi Salici Meccanici, un Syd Barret calabrese in preda agli sperimentalismi psichedelici che, in simbiosi con la sua chitarra battente, si tuffa un attimo dopo in riff post-punk, per poi intraprendere un viaggio musicale tra fraseggi 'rubati' alle improvvisazioni della musica barocca. E poi ritorna solenne, con tutta la sua compostezza, la splendida eredità della musica tradizionale. Questo è il suo disco di esordio, il primo, gli auguro, di una serie di lavori musicali che collocano al centro la musica, come materia cangiante e modellata dalla sua visione tanto arcaica quanto all'avanguardia. Affiora un cortocircuito di emozioni e idee stratificate in decenni di sedimentazione. Alessandro è antico e giovane, poderoso e fragile, delicato e capace di sprigionare da una semplice chitarra battente la massa sonora di un gruppo hardcore.Paolo Angeli
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