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FOLK MAGIC BAND “Jazz al Folkstudio” - MusicClub Summer 2017
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FOLK MAGIC BAND “Jazz al Folkstudio”

Spirale, un’imponente oscurità del jazz italiano degli anni ’70. Composto da Gaetano Delfini (fiati, voce, percussioni), Giancarlo Maurino (sassofono, flauto, percussioni), Corrado Nofri (pianoforte, marimba, mbira, sirena, cetra), Giuseppe Caporello (contrabbasso, chitarra, percussioni) e Giampaolo Ascolese (batteria), la band si colloca tra i gruppi più peccaminosamente trascurati del suo momento, il jazz italiano degli anni '70, e ci ha lasciato alla disperata ricerca di altro. Ciò che pochi sapevano, è che più o meno la stessa band, con una formazione notevolmente ampliata, si riformò sotto il nome di Folk Magic Band e produsse un altro album chiamato "Jazz al Folkstudio" nel 1976.Gruppo per il momento abbastanza monumentale, composto da diciotto membri di una vasta gamma di strumenti acustici, la Folk Magic Band nasce dal leggendario ambiente alternativo del Folk Studio di Roma, attingendo a motivi panetnici di Don Cherry e della sua Organic Music Society, il jazz spirituale di Pharoah Sanders, e le orchestrazioni della Sun Ra Arkestra, e li ha infusi con quell'analogo spirito internazionalista che ha segnato gran parte della musica italiana degli anni '70 e '80 - Aktuala, Futuro Antico, ecc. - incorporando trame e elementi melodici provenienti da numerose tradizioni dell'Asia, dell'Africa e dell'America Latina. Della loro breve tiratura sono disponibili solo una manciata di documenti, una registrazione dal vivo, una singola apparizione televisiva e l'LP “Jazz al Folkstudio”.Anche da quel poco che c’era, non ci vuole molto per capire quanto fossero straordinari e singolari.Jazz al Folkstudio” appartiene a un'epoca del jazz, successiva ad “Ascension” di John Coltrane e ai successivi sforzi di gruppi come la Jazz Composer's Orchestra, la Sun Ra's Arkestra, la Pan Afrikan People's Arkestra e l'Artistic Heritage Ensemble di Philip Cohran, che hanno visto un ritorno a gruppi più grandi, seguendo il predominio di trii, quartetti e quintetti che avevano dominato le epoche be-bop e post-bop. Come i già citati, la Folk Magic Band prediligeva un suono più corposo e pesante e arrangiamenti tonali complessi, strizzando l'occhio al lavoro di Charles Mingus, che traeva complessità tonale dall'interazione di più strumenti nella conversazione, piuttosto che dall'ampliamento della tavolozza armonica da parte dei singoli giocatori.Composto da cinque straordinarie composizioni scritte da diversi membri della band, "Jazz al Folkstudio" è una forza trainante di jazz spirituale gioioso e a tutto gas, che si fa strada attraverso i due lati dell'album. Tracciando collegamenti inaspettati tra la scena italiana e le controparti americane come la Organic Music Society e la Sun Ra's Arkestra, con un pizzico di Archie Shepp inserito per buona misura, la band lega l'esuberanza delle band dance del passato degli anni '30 e '40 alle dell'avanguardia, portandoli entrambi a vette creative assolutamente elettrizzanti e contagiose.
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