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TEATRO LA CUPOLA SAN TEODORO
Via Sardegna
San Teodoro (Olbia-Tempio)

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12 dicembre 2015, ore 21:00
Teatro "La Cupola" - San Teodoro (OT)

UN ANNO SULL'ALTIPIANO - HO TANTI RICORDI COME SE AVESSI 100 ANNI

Recital di teatro e musica tratto dall’omonimo romanzo di 
Emilio Lussu

con
Daniele Monachella - voce recitante
Andrea Congia - chitarra classica/ effetti
Andrea Pisu - launeddas/percussioni

L’iniziativa rientra nel programma di Governo per il Centenario della prima guerra mondiale curato dalle struttura di missione per gli anniversari di interesse nazionale.

MABTEATRO col 

Patrocinio della Presidenza del Consigli dei Ministri “Struttura di missione per la commemorazione del centenario della prima guerra mondiale”- Spettacolo di rilevanza Nazionale

Assessorato del Turismo, Artigianato e Commercio Regione Autonoma della Sardegna "ISOLA SENZA FINE"

Ce.D.A.C. Sardegna - Circuito Teatrale Regionale Sardo

Tra parola e musica. Casa di suoni e racconti

E col Patrocinio del Circolo Sardo "IL GREMIO" ROMA

 

"Monachella, sui ritmi, gli echi, i suoni rievocativi e gli scoppi e rimbombi ritmici che gli propongono i due musicisti, contrapposti eppure in continuo e ricco dialogo, recita, modifica toni e intensità, volume e colore del suo racconto,  portando emotivamente gli spettatori all'interno del racconto" Ansa.it Paolo Petroni

"E mentre Daniele Monachella legge, il suono delle launeddas, quasi un lamento, lascia scorrere nella mente dello spettatore le immagini di una Sardegna assai diversa dalle spiagge colonizzate: la Sardegna degli olivastri piegati dal vento, delle alture bianche e crudeli del Supramonte, delle miniere buie dell’Iglesiente, dei pascoli solitari e per niente oleografici; la Sardegna amara della luna piena, macchia oleosa sulla valle dei Nuraghi; la Sardegna del commovente Museo della Brigata Sassari in Piazza Castello a Sassari, non segnalato in alcuna guida turistica; la Sardegna delle incrollabili, potenti, mute case di pietra: come quelle di Amurgia, borgo natale di Lussu di appena 500 anime [...] Tutto questo, nell’ora intensa del recital, lo spettatore lo sente, con la mente, col cuore, con un brivido incontrollabile alle parole di un canto di guerra, “Forza Paris”, “Forza insieme!’”, che diventa paradossalmente urlo altissimo, dalla infinita eco, contro la guerra. Poi le luci del palco si spengono. Ovazione."  Stratagemmi Prof.ssa Sotera Fornaro

"La rappresentazione colpisce nella carne viva e fa male. Proprio per questo, nel centenario della Prima Guerra Mondiale, “Un anno sull’altipiano” è uno spettacolo così importante" OpenMag.it

"La rielaborazione per il teatro, pur nella quasi assoluta staticità dei tre interpreti, per la sua capacità di suscitare con la voce e con le musiche la potenza drammatica contenuta nelle parole, è carica di pathos al punto da suscitare intensa emozione e commozione" Gufetto.it

"Due linguaggi che si integrano e si rafforzano a vicenda, per dare vita a un percorso emozionale, a tratti scioccante" Dazebao.it

"Un docu-spettacolo prezioso o se preferite un concerto in cui a un cantautore si sostituisce un narratore intenso e deciso, il cui scopo è mantenere viva la memoria di uno dei tanti episodi insensati del nostro Paese" Saltinaria.it

"Un superbo monologo a più voci che devasta, senza respiro, incalzante (...)  E’ la magia della musica che incontra il teatro che diviene casa comune" Retezero.it

La prima Guerra Mondiale, la Grande Guerra. I Dimonios della Brigata Sassari e gli eventi della trincea. La memoria, la poesia del ferro e del cognac, del fuoco e del sangue. Mentre i Giganti Europei cadono, cadono le vittime sul fango dell'Altipiano. I flash, le fughe e le ferite della Grande Cagnara. La lettura resa ricca dalle parole di un autore che si rivolta moralmente alla guerra e alla classe che la provoca. I suoni provocatori di chitarra e launeddas e tamburi, notoriamente strumenti del folklore, intrecciano la narrazione e parlano in questo viaggio con suoni universali. Il recital tratto dal memoriale di Emilio Lussu "Un anno sull'Altipiano" prende spunto dall'esergo presente nel libro "Ho più ricordi che se avessi mille anni", di evidente rimando a "I fiori del male" di Baudelaire. Il testo letterario fu il fedele amico dell'autore, durante la sua lunga permanenza nei sette Comuni dell'Altipiano di Asiago. L'alto valore letterario, civile, identitario, storico e sociale dell'opera, traduce in esigenza artistica la volontà di tramandare attraverso il linguaggio performativo di prosa-musicale, il messaggio morale contenuto in essa, nonché onorare la memoria del popolo sardo che con migliaia di vite umane, pagò l'immane prezzo della Grande guerra.È noto che i dominatori spagnoli vissuti in Sardegna, definivano i sardi "Pocos locos i mal unidos", mentre Emilio Lussu, nella sua analisi testuale, sottolinea come per la prima volta i sardi rimasero coesi, seppur nella sventura delle trincee. Riunisce il pensiero collettivo dei "Diavoli Rossi", sotto l'egida del motto "Fortza paris" - "Forza  insieme". Unità, solidarietà e fratellanza, furono i comuni denominatori che permisero agli sfortunati combattenti, di  trascorrere quei tre lunghi anni di guerra.

 

 

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