Le Streghe di Venezia di Philipp Glass un surreale e grottesco personaggio a sei teste, novità di questo allestimento, che Giorgio Barberio Corsetti ripropone dopo averne firmato la regia già nel 2009 per il Parco della Musica di Roma. Interamente rivisitata dallo stesso Glass la partitura nasce dall'omonima opera-balletto ispirata alla fiaba di Beni Montresor andata in scena per la prima volta nel 1995 al Teatro alla Scala di Milano.
La trama di questa fiaba, i cui testi sono stati rivisti e integrati da Vincenzo Cerami, prende le mosse dalla preoccupazione del Re di Venezia che, disperato per la mancanza di un futuro erede al trono, riceve in dono da una fata una pianta magica da cui nasce un bambino. Il Re però, impaurito da tale magia, ripudia il bambino-pianta che, disperato e solo, viene a conoscenza di una bambina-fiore, tenuta rinchiusa nel palazzo delle Streghe di Venezia. Con l'aiuto del vento intraprende sulle ali di un fantastico piccione di legno la ricerca della sua anima gemella, un viaggio costellato da insidie e ambientato in un mondo fantastico, popolato da streghe deridenti, fate benevoli, case mostruose piene di fantasmi, amici e nemici. Dopo pericoli e straordinarie peripezie con grande coraggio libera la bambina-fiore e insieme volano via verso la libertà ottenendo alla fine anche il riconoscimento da parte del Re, che li nomina futuri sovrani di Venezia.
Un susseguirsi di immagini, di ambienti, di invenzioni, ottenuti per la massima parte grazie alla sperimentazione del regista che scegliendo di usare la tecnica del Chroma Key, conosciuta al cinema per la realizzazione degli effetti speciali, fa assistere a un'opera cinematografica sul palcoscenico, amplificando la performance musicale diretta da Francesco Lanzillotta.
I SeiOttavi, i cui interventi a cappella sono curati da Gateano Randazzo, portano per la prima volta il contemporary a cappella all'opera, e non lo fanno soltanto come orchestra vocale o rumoristi, ma come vero e proprio personaggio inserito nella narrazione scenica.