Il trio composto da Brandon Seabrook, Cooper-Moore e Gerald Cleaver è tra le formazioni più originali e sorprendenti emerse sulla scena dell’avant-jazz degli ultimi anni. Specialmente per quanto riguarda la timbrica d’insieme, i risultati ottenuti sono davvero unici. D’altra parte, lo spirito di ricerca e avventura che caratterizza l’indole dei tre solisti sono ben noti nell’ambiente jazz, nel free radicale e nella musica contemporanea in genere.
Nei suoi quasi due decenni di attività a New York, Brandon Seabrook ha raccolto consensi internazionali per il suo approccio sui generis alla chitarra elettrica, che stupisce con pirotecnici tremoli e una sensibilità entropica e miasmatica. La spaventosa precisione ritmica del suo trio oscilla tra minacciosi ostinati ripetuti, contrappunti spigolosi e intricati e un’enorme gamma dinamica che può cambiare in un nanosecondo. Le fantasiose composizioni di Seabrook sono uno studio che trasforma un senso di sventura imminente in una liberazione catartica, lasciando uguale spazio all’improvvisazione e alla rigida esecuzione delle complesse partiture. Con il trio Seabrook-Cooper Moore-Cleaver ha pubblicato due album, Exultation e il recente In the Swarm.
Seabrook è stato nominato “Miglior chitarrista di New York del 2012” dal Village Voice, la sua produzione è stata apprezzata da NPR, The Wall Street Journal, Fret Board Journal, Brooklyn Vegan, New York Times e dalla rivista del Regno Unito, Wire. Il lavoro di Seabrook riflette tipicamente l’energia e l’ethos laborioso del rock creativo underground, collegando i regni del rock estremo e dell’avanguardia classica, e percorre un’ampia fascia della musica underground contemporanea, occupandosi di tutto, dall’avant-jazz con i Black Host di Gerald Cleaver, MOPDTK e collaborazioni con Anthony Braxton ed Elliott Sharp. L’appropriazione punk aggressiva da parte di Seabrook del banjo a quattro corde e la profusione di una tecnica estremamente articolata alla chitarra, hanno trovato casa sia nelle sale da concerto fai-da-te che sperimentali, così come nei cataloghi di etichette discografiche d’avanguardia come Cuneiform, Tzadik, Northern Spy, e Firehouse 12. New Atlantis Records ha pubblicato il suo debutto solista di chitarra/banjo, Sylphid Vitalizers, che SPIN ha definito «un vortice eroico di accordi e note che sposa singolarmente il trance-metal con lo skronk della no wave».
Cooper-Moore è artista tra i più particolari e indipendenti della musica afroamericana. Pianista, multistrumentista, fabbricante di strumenti originali a corda e percussione, ha contribuito a sviluppare la scena “loft-jazz” a New York negli anni 70 in diverse formazioni, tra cui spicca il trio del sassofonista David S. Ware. Si è ritirato dalla scena concertistica negli anni 80, dedicandosi all’insegnamento infantile e ad altre attività creative. Il suo ritorno sui palcoscenici lo ha visto suonare spesso il diddley-bow, strumento a un’unica corda della tradizione popolare del Sud degli Stati Uniti, oltre che il pianoforte.
Gerald Cleaver è tra i batteristi jazz più richiesti in assoluto, sia in ambito tradizionale che d’avanguardia. Ha studiato con Victor Lewis e Marcus Belgrave e ha in seguito partecipato a gruppi assai diversi come quelli di Roscoe Mitchell e Henry Threadgill, Tommy Flanagan e Eddie Harris. Sempre più attratto dalla libera improvvisazione, ha poi fondato il trio Farmers by Nature ed è entrato come elemento stabile in diversi gruppi, tra i quali il Matthew Shipp Trio, Bigmouth, Prezens.